L'avvicendarsi di insidie insormontabili quali il trascorrere del tempo e i cambiamenti sociali, hanno contribuito inevitabilmente alla scomparsa di vecchie usanze, special modo nelle piccole realtà, in cui deboli testimonianze di un corposo apparato tradizionale che caratterizzava il vicino passato, sopravvivono solo in ridotti spazi della memoria popolare e nelle righe di qualche scritto, accantonati tra le ormai cose “non più rilevanti”. Ad Ostigliano, fino alla metà del secolo scorso, teneva il suo corso una di queste “perdute tradizioni”. In occasione della ricorrenza patronale, nel dì della vigilia, prendeva corpo un rituale calcato su antichi legami che mettevano in mostra la devozione popolare legata alla ruralità in cui aveva il suo decorso la vita quotidiana. È “la processione delle lanterne” che si svolgeva il 23 del mese di Giugno, giorno che precede la festività di San Giovanni Battista. Al calar del sole, i fedeli si predisponevano in processione in cui il simulacro del Santo sfilava preceduto da 24 lanterne accese, indicative quasi di un rito propiziatorio e proporzionato alle possibilità dei tempi meno agiati. Un numero assai significativo, non dettato dal caso: 24 è il giorno della ricorrenza di San Giovanni ma è anche il numero delle ore del giorno; quelle ore che venivano scandite con rigidità nello svolgere le attività quotidiane. È molto probabile che il rituale sia nato al fine di affidarsi al Santo e chiedere la sua intercessione per un prospero raccolto: forse di grano, forse di fichi, prodotto quest'ultimo, un tempo apice dell'economia locale. Un misto indissolubile di “cristianità e devozione” ma anche di “cultura rurale e religiosità”. Ed è forse il legame tra la fede e la vita ad aver acceso la necessità di affidarsi ai Santi, esternando le proprie richieste tramite questi “antichi” e ormai scomparsi “rituali”.